giovedì 26 giugno 2014

Salvedela vecia 21-22 /6/2014


                                                                     
Il ritrovo è come il solito all’alba (10 circa )questa volta  però a casa di Michele a Mira, per la maggior vicinanza all’imbocco dell’autostrada Venezia- Belluno.
Da lì usciremo a Vittorio Veneto, poi laghi di Revine e Tarzo, dunque su per la storica “strada dei cento giorni”, Passo San Boldo ed infine una volta a Sant’Antonio di Tortal ci dirigeremo verso il campo sportivo,trovato il parcheggio  lasceremo l’auto per visitare il mitico Brent de l’art.
Questa volta l’unico mezzo usato è l'auto di Claudio, visto che siamo solamente in 5: Claudio appunto ,Luca, Cristian, Caio ed io(Michele) “pochi ma boni”.



Il programma del percorso è un po’ diverso da quello usato per il Beta: vista la distanza,  il raggiungimento a piedi di un rifugio dopo la visita obbligatoria (visto l’interesse manifestato da tutti) al Brent de l’art non è fattibile.
Una volta terminato il tour turistico al Brent dovremo quindi riprendere l’auto  per raggiungere malga Posa Puner, da lì a piedi tramite una via prevalentemente pianeggiante(per la gioia del presidente,e anche mia)sceglieremo uno tra questi tre rifugi: Salvedela nova, Salvedela vecia, o malga Mont.
Nel caso il tour ci facesse fare troppo tardi l’intenzione è quella di rifugiarci nei vicini Loff o Vallon scur, ma andiamo per ordine.
Arrivati nel parcheggio veniamo colti da un attacco di fame, però avendo già predestinato come luogo sacrificale per il salame i Brent ci dobbiamo accontentare delle patatine.
Dopo aver scambiato svariati commenti sui nuovi acquisti da escursione: scarponi per me e Caio, zaino per Cristian e la bevanda  stile “lattepiù” del pacifico Luca, finalmente ci mettiamo in marcia.
La discesa per raggiungere i Brent è relativamente corta anche se un po’ ripida.
Ci si accorge subito all’arrivo al ponte che le foto viste in internet a differenza di altre volte non rendono giustizia alla bellezza del posto.

"l'artista" aspettando che gli cada un'idea in testa

Man mano che ci addentriamo  nella forra(canyon) mi chiedo come mai in passato non mi era mai capitato di sentire od incrociare foto riguardanti questo spettacolo della natura.
Ma forse è meglio così, credo che se solo venisse pubblicizzato un po’ verrebbe preso d’assalto, invece durante la giornata abbiamo incontrato solo un piccolo gruppo organizzato di canyoning e due coppie di giovani.
Il sito andrebbe visitato in sicurezza, magari con un casco. Le rocce sono scivolose ed in alcuni tratti il passaggio è davvero angusto, infatti ad un certo punto ci siamo dovuti fermare  mentre i canyonisti si sono addentrati per altre poche decine di metri, fino alla fine della forra. Potrebbe essere utile un casco per le piccole pietre che possono cadere dalle alte pareti calcaree, mentre per le rocce tipo quella che abbiamo visto rotolar giù nel punto esatto in cui i canyonisti si trovavano pochi istanti prima,la protezione avrebbe fatto ben poco, ad occhio e croce era  grande come un comodino.
Una volta riuniti al ponte siamo andati a pranzare nel punto che io e Cristian appena arrivati avevamo tacitamente designato  essere il posto giusto.Una roccia enorme e liscia, all’ombra, vicina al ruscello che pochi metri dopo sarebbe scomparso nella forra. Solito mega salame, questa volta con pane e cabernet del Piave, per non perdere il vizio.
Siamo stati interrotti a metà pranzo dal ritorno dei canyonisti, dopo aver incassato dalla loro guida la giusta ramanzina sulla sicurezza che bisognerebbe adoperare per visitare il canyon, sfociata però in una sorta di reclame al suo club,e aver visto riflesso il salame negli occhi di una partecipante(e forse anche il vino)siamo venuti a conoscenza che più su risalendo il ruscello c’erano altri due Brent, con diverse caratteristiche da quello visitato.Decidiamo quindi di provare a raggiungerli avendo  ancora molto tempo davanti.

                           

Dopo aver camminato per un po’ senza trovare ne indicazioni ne punti di riferimento validi, io, Caio, e Cristian ci sediamo su una roccia a chiacchierare fissando le migliaia di girini abitanti delle pozze, un po’ demoralizzati dalla vana ricerca un po’ per preservare le forze in vista della rifugiata che ci aspettava, e forse già paghi dal meraviglioso contesto in cui ci trovavamo.
Una volta comunicato via cellulare con Luca e Claudio che invece imperterriti avevano proseguito l’ascesa del ruscello e trovato un Brent, proviamo a raggiungerli invano perche ad un certo punto il ruscello spariva tra le rocce e a mio vedere non si poteva proseguire.
Invece “la guida” aveva clamorosamente ciccato, il Brent si trovava subito dopo, e l’accesso anche se non si vedeva era proprio alla fine(o meglio all’inizio)del ruscello, nascostomi dai pochi metri che per rassegnazione avevo lasciato tra me e lui, esperienza da usare come lezione.


Dopo aver recuperato un bella radice che Claudio aveva individuato come futura “creazione artistica”ci raggiunge assieme a Luca nei pressi dell’auto, la nostra favolosa esperienza ai  Brent era conclusa.
Alla fine di un lungo conciliabolo interno, consultando la mappa e chiedendo informazioni ad alcuni locali decidiamo di cambiare il punto di partenza (Posa Puner)per la rifugiata.
Vista la vicinanza era più conveniente partire da malga Canidi e raggiungere i tre rifugi con sequenza inversa rispetto al programma iniziale.


Una volta  parcheggiato alla malga, raccolto dal titolare informazioni  sul percorso e soprattutto sul menù della domenica, in compagnia di una simpatica famigliola di asini che era venuta a darci il benvenuto  prepariamo gli zaini, affrontando la solita annosa divisione dei carichi.
Per la sera classico menù del rifugiato, soliti spaghetti da fare all’aglio olio e peperoncino, carne alla brace, insalata, vino rosso, caffè, grappa, e una crostata al cioccolato con candelina per festeggiare il compleanno del presidente avvenuto in settimana.


  Siii partee
                                                                 
Dopo il primo tratto del sentiero ci rendiamo conto che la scelta di partire dal Canidi  piuttosto che dalla Puner non ha stravolto le nostre aspettative, si tratta di un altipiano sempre in quota con pochi sali e scendi, tratti di pascolo alternati a vedute panoramiche molto suggestive. Vista la sua lunghezza(da malga Canidi si arriva in 4 ore circa a malga Puner, e forse oltre), facilità di percorrenza,  paesaggio  bello e vario, ed i numerosi rifugi relativamente vicini, il sentiero è abbastanza frequentato da famiglie con bambini ed appassionati di mountain bike
Per arrivare al primo rifugio abbiamo impiegato più tempo del previsto(circa 2 ore), per le consuete pause fisiche, riflessive, comunicative, fisiologiche ecc..,che contraddistinguono le nostre escursioni.
Malga Mont è la classica malga di montagna ma con annesso un bivacco sempre aperto,molto domestico,con camino, cucina in legno, grande tavolo con sedie, un’altra stanza che con i letti di rete a castello  e i materassi può ospitare 5 persone circa, c’è addirittura l’impianto elettrico che però non funzionava, forse  per l’elettricità bisogna chiedere alla malga.

malga Mont
Il  luogo è molto bello e panoramico, anche per questo Cristian aveva esternato la sua volontà a passare li la notte, ovviamente la curiosità di vedere i prossimi due rifugi che dovevano distare non più di 20 minuti dal Mont ha fatto si che ai voti la decisione del presidente venisse rigettata all’unanimità!

                                                                       Salvedela nova
In effetti dopo neanche mezzora raggiungiamo il Salvedela nova, il rifugio sembra di recente costruzione, l’esterno si presenta integro e bello, con un bel angolo griglia e tavoli in legno.
L’interno invece lascia un po’ l’amaro in bocca, oltre a rispecchiare la sensazione avvertita da fuori e cioè che è piccolo, è un po’ sporco e tenuto male.
In entrata c’è una stufa economica a legna(che dai forum  letti e dal nero attorno non sembra ben funzionante)subito dopo una stanzetta con tavolo e panche in legno, al piano superiore una stanza vuota dove credo non possano trovare sonno più di 4 persone.
Decidiamo di giocarci le ultime cartucce con il Salvedela vecia, dopo neanche 10 minuti prendendo la strada a destra siamo già arrivati.

trovate l'anomalia
All’aprire la porta ci rendiamo conto che non dobbiamo andare oltre(anche perché il Pillon è segnalato ad un’ora e mezza)il posto è perfetto!
Due enormi stanze opposte l’una all’altra,divise da due porte, la prima con camino, tavolo, panche,ed annessa  zona  dormitorio, la seconda con stufa economica, tavola, panche, piccolo comò e spazio sufficiente ad accogliere “noi rifugiati”.
In tutto tra le due stanze credo ci possano dormire più di venti persone, dentro c’è l’essenziale come descritto,per questo risultano pulite ed ordinate, sembra d’essere a casa propria!
Attiguo al Salvedela c'è un lungo rustico che una volta doveva essere la stalla, entrambi gli edifici sono restaurati a nuovo.
Dopo aver esaurito i commenti sul rifugio, acceso le due fonti di calore decidiamo di occupare la stanza con la stufa economica, solo per il fatto che il camino faceva un sacco di fumo, e l’avremo usato solo per grigliare la carne.
In poco tempo  abbiamo disposto ogni cosa, individuato la zona dormitorio, procurata la legna e imbastito il tutto sia per la pasta che per la grigliata.
La preparazione della pasta sulla cucina economica come al solito non ha dato grosse difficoltà, il problema maggiore è stato per la carne, il camino non tirando molto ha riempito la stanza di fumo, e neanche le molte finestre spalancate hanno evitato al designato di turno(io)di farsi una gran sudata con pianto.
La serata è stata magnifica, la cena come sempre semplice ma saporita, con l’aggiunta della crostata- sorpresa per il compleanno del presidente, visibilmente emozionato, la grappa e la compagnia hanno fatto il resto.

                                                              auguri presidente
Ad un certo punto della notte Cristian che era uscito a rinfrescarsi con enfasi ci dice di uscire di corsa a vedere. Sgomitando  per raggiungere l’esterno gli altri rifugiati fantasticavano:”Sarà un cervo?un capriolo?una vipera?un orso?un rinoceronte?Finalmente un animale!
Un topolino…..ma va in mona presidente!!
Come sempre la mattina dei rifugiati non ha sveglia, del resto la festa la sera prima si era protratta fino ad ora tarda, e seppur avendo camminato in piano eravamo un po’ stanchi.
Luca  è stato l’ultimo ad alzarsi, anche perche da buon pacifico aveva lasciato a casa il sacco a pelo e con l’aggiunta del materassino bucato non aveva dormito granchè, da segnalare che il giorno prima anche un suo saldalo lo aveva abbandonato, non in maniera definitiva visto che riusciva lo stesso a camminare.
Solite pulizie al rifugio, raccolta immondizia prodotta, conta dei cadaveri(bottiglie di vino seccate)e si ritorna in marcia, non prima di aver salutato il bel Salvedela vecia.

Salvedela vecia

la stalla 

In poco tempo raggiungiamo malga Mont, oggi c’è molta gente in giro, ed anche le nubi sono aumentate molto rispetto a ieri, tanto che la vista dal monte Crep purtroppo non era un granchè, il giorno prima doveva essere favolosa.
Verso l’una arriviamo a malga Canidi dove in compagnia dei sonnolenti cani locali ci aspetterà un pranzo semplice economico e non troppo  saporito, ma con 13 euro non si può pretendere di più.

Sulla strada del ritorno abbiamo svoltato verso il bel castello di Zumelle per visitarlo, per concludere la nostra rifugiata con una nota di cultura….a no!!
Alla salute ed alla prossima!