Il ritrovo è
come il solito all’alba (10 circa )questa volta
però a casa di Michele a Mira, per la maggior vicinanza all’imbocco dell’autostrada
Venezia- Belluno.
Da lì usciremo a Vittorio Veneto, poi laghi di Revine e
Tarzo, dunque su per la storica “strada dei cento giorni”, Passo San Boldo ed
infine una volta a Sant’Antonio di Tortal ci dirigeremo verso il campo
sportivo,trovato il parcheggio lasceremo
l’auto per visitare il mitico Brent de l’art.
Questa volta l’unico mezzo usato è l'auto di Claudio, visto
che siamo solamente in 5: Claudio appunto ,Luca, Cristian, Caio ed io(Michele)
“pochi ma boni”.
Il programma del percorso è un po’ diverso da quello usato
per il Beta: vista la distanza, il
raggiungimento a piedi di un rifugio dopo la visita obbligatoria (visto l’interesse
manifestato da tutti) al Brent de l’art non è fattibile.
Una volta terminato il tour turistico al Brent dovremo
quindi riprendere l’auto per raggiungere
malga Posa Puner, da lì a piedi tramite una via prevalentemente pianeggiante(per
la gioia del presidente,e anche mia)sceglieremo uno tra questi tre rifugi:
Salvedela nova, Salvedela vecia, o malga Mont.
Nel caso il tour ci facesse fare troppo tardi l’intenzione è
quella di rifugiarci nei vicini Loff o Vallon scur, ma andiamo per ordine.
Arrivati nel parcheggio veniamo colti da un attacco di fame,
però avendo già predestinato come luogo sacrificale per il salame i Brent ci
dobbiamo accontentare delle patatine.
Dopo aver scambiato svariati commenti sui nuovi acquisti da
escursione: scarponi per me e Caio, zaino per Cristian e la bevanda stile “lattepiù” del pacifico Luca, finalmente
ci mettiamo in marcia.
La discesa per raggiungere i Brent è relativamente corta
anche se un po’ ripida.
Ci si accorge subito all’arrivo al ponte che le foto viste
in internet a differenza di altre volte non rendono giustizia alla bellezza del
posto.
"l'artista" aspettando che gli cada un'idea in testa
Man mano che ci addentriamo nella forra(canyon) mi chiedo come mai in passato non mi era mai capitato di sentire od incrociare foto riguardanti questo spettacolo della natura.
Ma forse è meglio così, credo che se solo venisse
pubblicizzato un po’ verrebbe preso d’assalto, invece durante la giornata abbiamo incontrato solo un piccolo gruppo
organizzato di canyoning e due coppie di giovani.
Il sito andrebbe visitato in sicurezza, magari con un casco.
Le rocce sono scivolose ed in alcuni tratti il passaggio è davvero angusto,
infatti ad un certo punto ci siamo dovuti fermare mentre i canyonisti si sono addentrati per
altre poche decine di metri, fino alla fine della forra. Potrebbe essere utile
un casco per le piccole pietre che possono cadere dalle alte pareti calcaree, mentre
per le rocce tipo quella che abbiamo visto rotolar giù nel punto esatto in cui
i canyonisti si trovavano pochi istanti prima,la protezione avrebbe fatto ben
poco, ad occhio e croce era grande come un
comodino.
Una volta riuniti al ponte siamo andati a pranzare nel punto
che io e Cristian appena arrivati avevamo tacitamente designato essere il posto giusto.Una roccia enorme e
liscia, all’ombra, vicina al ruscello che pochi metri dopo sarebbe scomparso
nella forra. Solito mega salame, questa volta con pane e cabernet del Piave,
per non perdere il vizio.
Siamo stati interrotti a metà pranzo dal ritorno dei canyonisti,
dopo aver incassato dalla loro guida la giusta ramanzina sulla sicurezza che bisognerebbe
adoperare per visitare il canyon, sfociata però in una sorta di reclame al suo
club,e aver visto riflesso il salame negli occhi di una partecipante(e forse
anche il vino)siamo venuti a conoscenza che più su risalendo il ruscello
c’erano altri due Brent, con diverse caratteristiche da quello visitato.Decidiamo
quindi di provare a raggiungerli avendo ancora
molto tempo davanti.
Dopo aver camminato per un po’ senza trovare ne indicazioni
ne punti di riferimento validi, io, Caio, e Cristian ci sediamo su una roccia a
chiacchierare fissando le migliaia di girini abitanti delle pozze, un po’ demoralizzati dalla vana
ricerca un po’ per preservare le forze in vista della rifugiata che ci
aspettava, e forse già paghi dal meraviglioso contesto in cui ci trovavamo.
Una volta comunicato via cellulare con Luca e Claudio che
invece imperterriti avevano proseguito l’ascesa del ruscello e trovato un
Brent, proviamo a raggiungerli invano perche ad un certo punto il ruscello
spariva tra le rocce e a mio vedere non si poteva proseguire.
Invece “la guida” aveva clamorosamente ciccato, il Brent si
trovava subito dopo, e l’accesso anche se non si vedeva era proprio alla fine(o
meglio all’inizio)del ruscello, nascostomi dai pochi metri che per rassegnazione
avevo lasciato tra me e lui, esperienza da usare come lezione.
Dopo aver recuperato un bella radice che Claudio aveva
individuato come futura “creazione artistica”ci raggiunge assieme a Luca nei
pressi dell’auto, la nostra favolosa esperienza ai Brent era conclusa.
Alla fine di un lungo conciliabolo interno, consultando la mappa
e chiedendo informazioni ad alcuni locali decidiamo di cambiare il punto di
partenza (Posa Puner)per la rifugiata.
Vista la vicinanza era più conveniente partire da malga
Canidi e raggiungere i tre rifugi con sequenza inversa rispetto al programma
iniziale.
Per la sera classico menù del rifugiato, soliti spaghetti da
fare all’aglio olio e peperoncino, carne alla brace, insalata, vino rosso,
caffè, grappa, e una crostata al cioccolato con candelina per festeggiare il
compleanno del presidente avvenuto in settimana.
Siii partee
Dopo il primo tratto del sentiero ci rendiamo conto che la
scelta di partire dal Canidi piuttosto
che dalla Puner non ha stravolto le nostre aspettative, si tratta di un
altipiano sempre in quota con pochi sali e scendi, tratti di pascolo alternati
a vedute panoramiche molto suggestive. Vista la sua lunghezza(da malga Canidi
si arriva in 4 ore circa a malga Puner, e forse oltre), facilità di
percorrenza, paesaggio bello e vario, ed i numerosi rifugi
relativamente vicini, il sentiero è abbastanza frequentato da famiglie con
bambini ed appassionati di mountain bike
Per arrivare al primo rifugio abbiamo impiegato più tempo
del previsto(circa 2 ore), per le consuete pause fisiche, riflessive, comunicative,
fisiologiche ecc..,che contraddistinguono le nostre escursioni.
Malga Mont è la classica malga di montagna ma con annesso un
bivacco sempre aperto,molto domestico,con camino, cucina in legno, grande
tavolo con sedie, un’altra stanza che con i letti di rete a castello e i materassi può ospitare 5 persone circa,
c’è addirittura l’impianto elettrico che però non funzionava, forse per l’elettricità bisogna chiedere alla malga.
malga Mont
Il luogo è molto bello e panoramico,
anche per questo Cristian aveva esternato la sua volontà a passare li la notte,
ovviamente la curiosità di vedere i prossimi due rifugi che dovevano distare
non più di 20 minuti dal Mont ha fatto si che ai voti la decisione del
presidente venisse rigettata all’unanimità!
Salvedela nova
In effetti dopo neanche mezzora raggiungiamo il Salvedela
nova, il rifugio sembra di recente costruzione, l’esterno si presenta integro e
bello, con un bel angolo griglia e tavoli in legno.
L’interno invece lascia un po’ l’amaro in bocca, oltre a rispecchiare
la sensazione avvertita da fuori e cioè che è piccolo, è un po’ sporco e tenuto
male.
In entrata c’è una stufa economica a legna(che dai forum letti e dal nero attorno non sembra ben
funzionante)subito dopo una stanzetta con tavolo e panche in legno, al piano
superiore una stanza vuota dove credo non possano trovare sonno più di 4
persone.
Decidiamo di giocarci le ultime cartucce con il Salvedela
vecia, dopo neanche 10 minuti prendendo la strada a destra siamo già arrivati.
trovate l'anomalia
All’aprire la porta ci rendiamo conto che non dobbiamo
andare oltre(anche perché il Pillon è segnalato ad un’ora e mezza)il posto è
perfetto!
Due enormi stanze opposte l’una all’altra,divise da due
porte, la prima con camino, tavolo, panche,ed annessa zona dormitorio, la seconda con stufa economica,
tavola, panche, piccolo comò e spazio sufficiente ad accogliere “noi
rifugiati”.
In tutto tra le due stanze credo ci possano dormire più di
venti persone, dentro c’è l’essenziale come descritto,per questo risultano
pulite ed ordinate, sembra d’essere a casa propria!
Attiguo al Salvedela c'è un lungo rustico che una volta doveva essere la stalla, entrambi gli edifici sono restaurati a nuovo.
Dopo aver esaurito i commenti sul rifugio, acceso le due
fonti di calore decidiamo di occupare la stanza con la stufa economica, solo
per il fatto che il camino faceva un sacco di fumo, e l’avremo usato solo per
grigliare la carne.
In poco tempo abbiamo
disposto ogni cosa, individuato la zona dormitorio, procurata la legna e
imbastito il tutto sia per la pasta che per la grigliata.
La preparazione della pasta sulla cucina economica come al
solito non ha dato grosse difficoltà, il
problema maggiore è stato per la carne, il camino non tirando molto ha
riempito la stanza di fumo, e neanche le molte finestre spalancate hanno
evitato al designato di turno(io)di farsi una gran sudata con pianto.
La serata è stata magnifica, la cena come sempre semplice ma
saporita, con l’aggiunta della crostata- sorpresa per il compleanno del
presidente, visibilmente emozionato, la grappa e la compagnia hanno fatto il
resto.
auguri presidente
Ad un certo punto della notte Cristian che era uscito a
rinfrescarsi con enfasi ci dice di uscire di corsa a vedere. Sgomitando per raggiungere l’esterno gli altri rifugiati
fantasticavano:”Sarà un cervo?un capriolo?una vipera?un orso?un
rinoceronte?Finalmente un animale!
Un topolino…..ma va in mona presidente!!
Come sempre la mattina dei rifugiati non ha sveglia, del
resto la festa la sera prima si era protratta fino ad ora tarda, e seppur
avendo camminato in piano eravamo un po’ stanchi.
Luca è stato l’ultimo
ad alzarsi, anche perche da buon pacifico aveva lasciato a casa il sacco a pelo
e con l’aggiunta del materassino bucato non aveva dormito granchè, da segnalare
che il giorno prima anche un suo saldalo lo aveva abbandonato, non in maniera
definitiva visto che riusciva lo stesso a camminare.
Solite pulizie al rifugio, raccolta immondizia prodotta, conta
dei cadaveri(bottiglie di vino seccate)e si ritorna in marcia, non prima di
aver salutato il bel Salvedela vecia.
Salvedela vecia
la stalla
In poco tempo raggiungiamo malga Mont, oggi c’è molta gente
in giro, ed anche le nubi sono aumentate molto rispetto a ieri, tanto che la vista
dal monte Crep purtroppo non era un granchè, il giorno prima doveva essere favolosa.
Verso l’una arriviamo a malga Canidi dove in compagnia dei
sonnolenti cani locali ci aspetterà un pranzo semplice economico e non troppo saporito, ma con 13 euro non si può pretendere
di più.
Sulla strada del ritorno abbiamo svoltato verso il bel castello
di Zumelle per visitarlo, per concludere la nostra rifugiata con una nota di
cultura….a no!!
Alla salute ed alla prossima!
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