martedì 18 marzo 2014

Rifugio Beta 15-16 /3/2014


                         
Rifugio Beta
La partenza alla volta di Cordellon è fissata in prima mattinata dal parcheggio di Calcroci.
Al nostro arrivo Cristian il presidente è già lì che ci aspetta assieme a Caio col suo nuovo furgone camperizzato, subito dopo arrivano rispettivamente dai loro paesi di origine nell'ordine Moreno e Marco, all'appello mancano solo Simone e Loris da prelevare rispettivamente a Camponogara e Vigonza.Michele il folletto purtroppo si è clamorosamente dimenticato della data prefissata per l'escursione, perdendosi in altri appuntamenti oramai irrinunciabili.
Dopo un viaggio tranquillo all'insegna dei vecchi ricordi vissuti e qualche tappa fisiologica arriviamo nel tranquillo borgo di Cordellon. La prima impressione è che effettivamente il paesino sia calpestato da poche anime come risaputo, senza dare però quella sensazione di tristezza ed abbandono che altri simili paesini montani danno.
Andiamo subito alla ricerca del ristorante Ai Gir  per raccogliere info dal titolare sul percorso da scegliere. Dopo un breve conciliabolo, una cartina turistica acquistata, un salame ed una bottiglia di vino consumati in loco, il nostro programma risulta ben presto deciso: partenza dal parcheggio del ristorante alla volta del rifugio Beta o casera del guardian con tappe all’Olt de Val d’Arc ed alla cascata Pissador, rispettivamente  la prima all'andata, la seconda il giorno dopo al ritorno verso 'l'Ai Gir, un percorso ad anello non troppo impegnativo,l'epilogo di domenica a pranzo con grande abbuffata al ristorante sopracitato.


                                                                                  Inizio dell'avventura

Dopo poche centinaia di metri ed aver passato il primo dubbioso bivio senza indicazioni abbiamo la sensazione di aver già sbagliato sentiero e neanche la lettura della cartina all’apparenza semplice riesce a metterci d'accordo, decidiamo di proseguire anche perchè tornare indietro annullerebbe lo sforzo fatto sin là visto che si tratta di un sentiero sempre in salita. Questo ha inevitabilmente creato dei gruppi con in testa Simone,Loris,Moreno seguiti da Michele,Luca, Cristian e Caio,in coda Claudio "il saggio"che centellina gli sforzi in previsione della non chiara distanza dal Beta. Il presidente a fronte della sua conclamata attitudine alle camminate in montagna lamenta una certa antipatia verso il trasporto dello zaino,effettivamente da buoni rifugiati abbiamo al seguito ogni ben di dio:un salame, un chilo di spaghetti da fare all’aglio e olio, ossetti(costicine)salsicce, pancetta, polenta, una quantità di vino rosso(cabernet e refosco)pari ad un litro e mezzo cada rifugiato, grappa e giustamente un po’ d’acqua, insomma tutto lo stretto necessario per un’escursione in montagna.
Man mano che continuiamo a salire cerchiamo di capire tramite la famigerata cartina dove ci troviamo, se abbiamo preso il sentiero giusto, sforzandoci di vedere nella stessa dei riferimenti quali casere abbandonate viste strada facendo. Fortunatamente dopo un bel po' a fugare ogni dubbio troviamo un cartello indicante il rifugio ad un’ora e trenta. Tenendo conto che ai tempi di percorrenza segnati nei cartelli di montagna, redatti dai locali acclimatati ed allenati alle lunghe camminate, dobbiamo aggiungere il gap che divide noi abitanti della pianura a loro, quantificabile in dieci minuti circa ogni ora segnata,vuol dire che saremo arrivati al beta in circa due. In realtà tra pause(è proprio in una di queste che Cristian ha proposto a me (michele)Luca e Claudio di fondare un gruppo che poi tramite un referendum interno avrebbe preso il nome di”noi rifugiati”)e riposini vari saremo arrivati ben più tardi,comunque a parte il sentiero sempre lievemente in salita reso più ripido dal peso degli zaini lo scenario durante l’ascesa è molto bello e selvaggio,le indicazioni verso il Beta sono ora più rassicuranti.
Ad un certo punto alla vista del rifugio a me e Cristian che eravamo rimasti in coda al gruppo si sono riempiti i cuori di gioia,per il presidente il motivo era finalmente scaricare lo zaino e riposarsi, per me tagliare il salame e stappare una bottiglia, ad ognuno la propria priorità. Durante il meritato ristoro nella panchina esterna  a base di salame pan biscotto e vino rosso c’era chi contemplava il rilassante  paesaggio e chi andava a visitare l’interno del rifugio, in pochi minuti l'insaccato era bello che sparito.


         La felicità dietro ad una fetta di salame un bicchiere di vino in compagnia davanti ad un panorama fantastico

Il Beta è un rifugio molto ben tenuto situato a 1025 metri sul livello del mare, è sempre aperto,dispone di due stanze al pian terreno, una con panche, tavolo, stufa a legna e fornelli a gas l’altra con stufa a legna panche e divano in finta pelle. Al piano superiore due ampie stanze con alcune reti per dormire, all’incirca credo possa ospitare comodamente per la notte una 15ina di persone. Le stufe hanno un buon tiraggio e a differenza di altri rifugi si può andare a casa senza che gli abiti puzzino troppo di affumicato.
Visto che avevamo davanti ancora qualche ora di luce decidiamo di lasciare gli zaini nelle camere e ripartire per vedere l’Olt,che secondo le mie previsioni dovevamo trovare prima di arrivare al Beta,invece le tabelle le abbiamo trovate subito dopo il rifugio proseguendo per il sentiero,tabelle che se non ricordo male segnavano 45 minuti. Dopo un’ora in discesa in mezzo alla neve, la maggior parte di noi al trovare un'altra tabella che lo indicava a 20 minuti e l’avvicinarsi del crepuscolo decide di tornare al rifugio per preparare la cena. I soli Luca e Moreno provano a seguire il sentiero sempre innevato questa volta un po’ in salita,scelta vana visto che dopo aver proseguito per un’altra mezz'ora non hanno trovato niente(solito gap pianura-montagna)e ci hanno raggiunto al Beta a buio oramai consolidato.



  L'inutile discesa alla ricerca dell'Olt
                                                                           

                                                                           "il giovane" e "l'attore"all'opera 


In pochi minuti la corvè era stabilita,al fuoco e grigliata nel bel barbecue esterno Loris e Moreno, addetti legna Simone e Marco,alla pasta io,gli altri subentravano a dare il cambio ed espletavano altre incombenze. La cena a lume di candela tra un’ombra e l’altra è risultata essere perfetta e man mano che il livello del vino calava le gag e le perle di saggezza non solo da parte di Simone e Claudio aumentavano, fino ad arrivare al caffè e relativa grappa dove iniziavamo a perdere i pezzi. Chi si accomodava nelle panche, chi si preparava la cuccetta per la notte, chi all’esterno contemplava l'oscurità, insomma l’ora di andare a dormire era oramai venuta.
Nella stanza principale si sono accomodati Claudio, Marco e Simone(sulla panca)alias il saggio, il giovane e l’attore, nell’altra Cristian e Michele alias il presidente e la guida, sopra in una stanza Loris,Moreno,Luca per il gruppo il poeta romantico,il fotografo ed il pacifico, nell’altra da solo per scelta e compassione nei confronti degli altri rifugiati visti i suoi noti concerti notturni Claudio-Caio detto il portaborse.
Dopo aver passato una notte calda e tranquilla con quello che è rimasto facciamo colazione e le pulizie per lasciare il rifugio pulito ed accogliente come l’avevamo trovato.


                                                                  Preparativi prima del ritorno a Cordellon

Dopo un breve summit all’esterno del rifugio il gruppo si divide in due,da una parte Cristian,Marco,Caio e Simone decidono di tornare a Cordellon tramite il sentiero da dove eravamo arrivati, mentre gli altri di concludere l’anello passando per la val Pissador con la visita all’omonima cascata. Alla base della decisione dei primi l’incognita neve,soprattutto per Marco che non voleva mettere ulteriormente alla prova la suola delle sue scarpe da ginnastica aggiustate in precedenza con l’attack. Effettivamente non sapevamo come fossero le condizioni del sentiero oltre il Beta, mentre il ritorno per gli ammutinati assicurava loro una via in discesa e soprattutto asciutta. Dopo aversi gentilmente sobbarcato l’immondizia prodotta il giorno prima ed aver alleggerito i nostri zaini il primo gruppo si è messo in marcia verso Cordellon mentre il secondo verso la cascata con il ritrovo fissato all’Ai Gir ora pranzo.
Fortunatamente per il secondo gruppo la neve dopo circa 100 metri di dislivello è svanita, il sentiero dopo il Beta prosegue sempre in un ambiente selvaggio e panoramico, solo lì abbiamo incrociato i primi escursionisti.
Appena sceso il promontorio tramite una serie di tornanti il percorso inizia a costeggiare un ruscello con una leggera discesa, molti tronchi accatastati in una falegnameria a cielo aperto ci fanno pensare che lavorare in questi luoghi non deve essere poi così male,almeno per l’anima. Tra una chiacchiera e l’altra e le molteplici deviazioni per evitare gli alberi caduti durante l’inverno per le abbondanti nevicate, arriviamo all’ultimo bivio,quello per la cascata,diamo un’occhiata all’ora e nonostante ci fossimo attardati parecchio decidiamo di andare lo stesso anche se il pranzo sarebbe slittato di un po'.


                                      "il fotografo" per una volta soggetto davanti alla Pissador 

Ci sono voluti non più di un quarto d’ora per raggiungerla,prima attraverso una strada bianca in salita poi nel tratto finale con un sentiero stretto e tortuoso in discesa. La cascata è un bel salto d’acqua di 40 metri,sembra si possa gustarne la visione anche dal basso ma il profumo del formaggio fuso ed il manifestarsi dei primi gorgoglii intestinali dovuti alla fame, ci fa inforcare dopo averla contemplata ed immortalata in alcuni scatti la via verso Cordellon con una certa celerità,anche per non sentire dagli altri rifugiati le lamentele dovute al  ritardo.
Effettivamente al nostro arrivo, se non sbaglio verso le 14, neanche il tempo di unirci agli altri che veniamo rimpinzati come animali da ingrasso dal gestore del ristorante, evidentemente sensibilizzato dai nostri occhi affamati. Abbiamo mangiato benissimo con soli 17 euro,menu fisso con bis di primi,carne,contorni,il tipico formaggio schiz e dolce,ovviamente il tutto annaffiato a rosso.
Dopo aver pagato e salutato ci godiamo la difficoltosa ed abbondante digestione nel prato della chiesetta dove avevamo parcheggiato le auto  sotto il tepore di un sole tiepido ma vivo, prima di una volta arrivati a casa salutarci e darci appuntamento alla  prossima rifugiata.
                                                             

                                                             "Il presidente" ed "il pacifico" satolli all'Ai Gir

                                                                   

                                                                La bella chiesetta vicina al ristorante


                                                                 Il triste momento del ritorno a casa

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