sabato 15 ottobre 2016

Bivacco della Pace 6-7/8/2016

Bivacco della Pace (2750)

Dopo vari tentativi arenati, ad ogni occasione per motivi differenti:
“è troppo in quota per andarci d’inverno  chissà che freddo farà la notte…. ndemo co fa più caldo”
 “il percorso è troppo lungo abbiamo poco allenamento …..ndemo co semo più in forma”
“ in provincia di Bolzano?ci vogliono 3 ore solo per arrivare alla partenza…. un posto più visin no?”  
decidiamo, soprattutto per l’insistenza di Gianni e mia, di fare la prossima rifugiata al bivacco della Pace, nel Parco Nazionale di Braies - Fanes – Sennes, in alto Adige
Facciamo una ricerca per vedere di partire alla volta del bivacco dal punto più alto possibile per evitare un dislivello esagerato, Capanna Alpina con i suoi 1720 di altitudine andava bene, per arrivare al bivacco avevamo esattamente 1040 metri di dislivello.





Partiamo dalla capanna Alpina alle 9 e 45.
Il sentiero è il numero 11, inizia a salire dolcemente attraversa un bel ruscello e poi diventa più ripido fino a raggiungere un’altopiano da dove si gode di una vista mozzafiato, col de Locia (2069)
Proseguiamo per un’ora circa sull’altipiano, attraverso una valle (Franes) spettacolare fino a raggiungere la malga Grand Franes (2102) dove pranzeremo con panini e birra.











Dalla malga, guardando leggermente a sinistra nella direzione in cui eravamo arrivati, vediamo il monte Castello dove ai suoi piedi è incastonato il Bivacco.
Prendiamo il sentiero numero 17 che sale attraverso la via della pace il vallon bianco. Il percorso è bello e semplice con una pendenza discreta, ad un certo punto nel bel mezzo del vallon sentiamo il rumore sordo di alcune rocce che si staccano dalla parete alla nostra destra e dopo un volo di un centinaio di metri finiscono sulla ghiaia sottostante, a dir poco impressionante.

Loris il Bivacco è dietro a te!))






Nonostante le pause incessanti ed il passo lento, tra lo sguardo diffidente di qualche marmotta, arriviamo al Bivacco prestissimo, verso le 16, troppo presto.
Non tanto per l'orario quanto per il freddo che già a quell'ora è intenso e pungente, fosse stato caldo avremmo ingannato il tempo fino all'ora di cena riposandoci, magari stesi a contemplare quel meraviglioso panorama, invece era freddo sia fuori che dentro al bivacco che senza una stufa si presentava subito come un frigorifero appena scartato e perfettamente funzionante.
Infatti il Bivacco è stato recentemente ristrutturato e sembra nuovo di zecca, è relativamente grande con due lettoni a castello dotati di materasso, tante coperte pulite e profumate e la solita tavola con panche.



                                                                                                                                   Il bagnetto esterno

                                     
                   
Per non congelarci decidiamo quindi di raggiungere il monte Cavallo, la vetta al lato opposto del monte Castello, e vedere la discesa di un gruppetto di mountain bikers sloveni che erano da poco saliti con la bici in spalla




Sulla punta del Monte Cavallo


Intanto il cielo diventa più nuvoloso e la temperatura cala come il sole alle nostre spalle, lo scenario attorno a noi è incredibile con la vista a 360° si possono vedere alternativamente  pareti di roccia verticali e valli verdi e rigogliose  più in basso, la vista spazia libera in un ambiente completamente silenzioso e selvaggio.
Nel mio immaginario il raggiungimento di quelle vette aveva lontanamente il sapore dell'impresa,
ma alla vista delle postazioni scavate nella roccia risalenti alla grande guerra, il tutto veniva spazzato in un attimo.




Per scaldarci un po' accendiamo un fuoco con le tavole del vecchio bivacco sparse qua e la, consumiamo la nostra cena a base di panini ben imbottiti insalata di riso e verdura e dopo una buona scorpacciata di brividi freddi e racconti del nostro cantastorie Marino ci corichiamo sotto un bel strato di coperte.
Il mattino seguente il sole ci da il buongiorno e godiamo dei suoi raggi facendoci scaldare come delle lucertole, lasciamo ogni velleità di discesa tramite la ferrata a qualcuno più audace ed attrezzato di noi e scendiamo verso le auto per la stessa via percorsa il giorno prima.

                            
                                    
                              
                                      
                            

                            

                            
                                                                                                                                                    Il vallon bianco
                                      
                            

                       
                                       Rinfrescandoci prima di tornare alla realtà

Luoghi come questi portano ad uno stato spirituale difficile da commentare, il sibilare del vento, il volo di un rapace, la vista in lontananza di un capriolo, il sole che sale la mattina per poi scendere la sera, tutto ha un sapore diverso,ti fanno sentire distanti dalla vita che ogni giorno regolarmente consumiamo, ringrazio Gianni per aver proposto questa escursione qualche tempo fa e tutti i rifugiati di turno, Luca, Claudio, Loris il confermato Marino ed il nuovo arrivato Marco

                                                   Da sx:Loris-Marino-Claudio-Gianni-Michele-Marco-Luca


domenica 9 ottobre 2016

Bivacco Casera Campestrin 2-3/1/2016



                                                               Bivacco Casera Campestrin(1649)

Visto il  periodo dell’anno decidiamo di partire dal punto più vicino alla casera,  un po' per le poche ore di luce un po'  perché  per domenica  avevano previsto  neve, per cui a nostro parere era meglio dover mettere le catene alle macchine piuttosto che scivolare ad ogni passo durante la discesa.
Dopo aver passato Ospitale di Cadore prendiamo la strada sterrata che sale verso la Valbona, lasciamo le macchine nel punto dove troviamo il  cartello(800 m.s.l. circa) che segnala il divieto di transito.
La strada è abbastanza noiosa da fare a piedi, ma man mano che intravvediamo in lontananza gli Sfornioi  ci rendiamo conto che di lì a poco lo scenario sarebbe mutato radicalmente.
Con tutta calma, e con pausa pranzo compresa, in quasi due ore raggiungiamo casera Valbona (1241)
La casera è grande con camino e soppalco, non sappiamo quante persone possa ospitare perché stranamente la botola d'accesso era chiusa a lucchetto.








Prendiamo il sentiero a sinistra appena dietro la casera e attraverso un bosco interminabile arriviamo al Campestrin(1649).
Interminabile non tanto per la lunghezza quanto per la voglia di sbucar fuori dagli alberi e poter vedere le alte ed imponenti  pareti rocciose degli Sfornioi.





Il bivacco Campestrin sembra piccolo ma può ospitare fino a 12 persone, 4 su due letti a castello al pianterreno, 8 nel soppalco, dotato di vettovaglie in generale, pentole padelle ecc..di coperte e materassi.
E’ provvisto di WC esterno, ampia e fornita legnaia e di una fonte che per via del freddo era completamente ghiacciata.






Dimenticavo di presentare il gruppo odierno: Michele, l’onnipresente Claudio, Luca, Gianni e per ultimo ma solo  in termini di arrivo nel gruppo Marino, alla sua prima uscita da rifugiato.

La prima cosa da fare era accendere il fuoco per scaldare l’acqua per la pasta, ci accorgiamo subito che la stufa economica è piccolina rispetto alla superficie del bivacco, infatti nonostante l'alimentazione a ciclo continuo del fuoco la temperatura interna non supererà mai i 5-6 gradi.


Marino, per procurare l’acqua, di gran lena inizia a rompere il ghiaccio della fonte con un coltellino ed una volta messa  sulla stufa decidiamo di lasciare gli zaini e salire fino alla forcella Bella(2115), forcella dal Matt era chiusa per una frana


                                                                   forcella dal Matt
                                                                     forcella Bella


Dalla cima della forcella si vede il suggestivo sentiero che proviene  da forcella Cibiana






Durante la notte nevica un po' e tra un pezzo di formaggio fuso una fetta di salame cotto ed i racconti mirabolanti di Marino si fa ora di andare a letto, i due predestinati al soppalco siamo io e Gianni.
La mattina ci svegliamo con 15 cm di neve ed in poche ore arriva anche il sole, cambiando completamente lo scenario attorno a noi.









Dopo aver fatto colazione, pulito il bivacco e contemplato ancora una volta questo meraviglioso angolo di paradiso ci mettiamo in marcia verso valle.
In 3 ore circa raggiungiamo le auto, fortunatamente senza la necessità di doverle dotare di catene, in quanto la neve fino a quella quota non era arrivata.

Come sempre grazie rifugiati, alla prossima